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lunedì 12 maggio 2014

Il diario di Eva, Mark Twain

Il diario di Eva  (Eve's diary)

Mark Twain

Feltrinelli (2000)

 


Il breve libretto di Mark Twain intitolato Il diario di Eva viene inizialmente pubblicato nel 1905 come inserto di Natale della rivista americana Harper’s Bazaar e l’anno seguente edito dalla casa editrice Harper and Brothers . Questa piccola operetta si distacca in parte dalla produzione classica di Twain nota specialmente per i romanzi dedicati alla letteratura per ragazzi :Twain non ci parla però solo di ragazzini astuti, generosi ed intraprendenti ma anche di un mondo in cui la contraddizione è legge, in cui spesso il buon senso si scontra con le scelte etiche individuali. Non bisogna tuttavia credere che questa parte della produzione di Twain, più critica e problematica, sia perciò più complessa: tutt’altro. Lo humor sottile, la scorrevolezza nota ai lettori più affezionati anche qui ritorna in toni certamente più delicati ma ugualmente taglienti.

Nel diario, Twain consegna le proprie riflessioni alla prima donna del creato; Eva tuttavia non sembra comparire qui come originaria figura materna, progenitrice del genere umano ma piuttosto come colei che simbolicamente fonda ed inaugura per l’uomo un problema importante, il problema della conoscenza. La voce narrante è certamente la voce di una donna il cui sguardo restituisce senz’altro una sensibilità profonda e delicata che Twain sceglie di assegnare ad una figura femminile non a caso: egli è obiettivamente convinto che la speciale intelligenza conseguente ad una sensibilità delicata ed acuta sia essenzialmente femminile -ciò poi diventa evidentissimo quando Eva incontra Adamo-, e tuttavia non si può dire che l’interesse del racconto stia proprio in questo aspetto...non in modo esclusivo, per lo meno.

Eva abita il giardino dell’Eden come voce pura ed assoluta in un mondo ancora silenzioso; non può dialogare perciò annota giorno dopo giorno ciò che le accade così come le accade, con stupore e meraviglia. E’ proprio per dare una forma più precisa a questo stupore ed a questa meraviglia che Eva comincia così ad assegnare un nome alle cose: Eva è così voce che nomina per potere conoscere poiché solo attraverso le parole è poi davvero possibile articolare il senso ed il significato della realtà che la circonda.

Eva, a cui per prima è toccato il difficile compito di dare forma alle cose attraverso il linguaggio rendendole per questa via conoscibili a sé e a chi verrà dopo, afferma di percepirsi come un “esperimento”: un esperimento tuttavia che non è fine a sé stesso poiché ha un compito universale da svolgere e cioè quello di dare parole al proprio stupore per fissarlo una volta per tutte e saperlo spiegare. Appena portato a termine questo primo compito, Eva realizza una seconda ragione per cui non può in nessun modo considerarsi come esperimento fine a sé stesso:  “L’istinto mi dice che l’attenzione eterna è il prezzo della supremazia”, scrive Eva. Eva in altre parole si rende conto che, lo sforzo conoscitivo attraverso cui, grazie alle parole, il mondo (con lo stupore che suscita, la meraviglia) assume una forma precisa, va di pari passo con il desiderio di prendersene cura e, dunque, l’acquisizione di una fondamentale responsabilità di fronte ad esso.

Fine a sé stesso pare invece essere l’altro “esperimento” che condivide con Eva il giardino dell’Eden, Adamo. La prima volta che Eva scorge Adamo si domanda a quale specie possa appartenere: un rettile, ipotizza.Un rettile interessato fondamentalemente ad una cosa soltanto: il riposo. “Non riesco a capire”, scrive Eva, “ a che cosa possa servire quell’essere. Non una volta che sia riuscita a vederlo fare qualche cosa... una cosa qualsiasi”.


Eva dunque scrive (nomina) in primo luogo, come abbiamo visto, per provare a definire la propria separatezza dalle cose che abitano il mondo e per provare a tracciare il problematico rapporto conoscitivo con esse; Eva scrive, in secondo luogo, per  segnare la propria separatezza dall’altro, da Adamo, che percepisce come inaccessibile e incomprensibile e che tuttavia ( o meglio, perciò) l’attrae.
La curiosità delicata e vorace verso la natura ed il mondo da un lato, e quella sensuale ed appassionata verso “l’incomprensibile esperiemnto” dall'altro, è il motore che fa muovere i primi passi della prima donna nel mondo e sotto cui Twain cela un impegno universale: quello imprescindibile della comprensione di ciò che ci circonda -cose, animali, uomini, fenomeni-, e della responsabilità che ad essi dobbiamo.

A questo indirizzo trovate la recensione sul suo canale you tube: Il diario di Eva, Mark Twain

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