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giovedì 8 maggio 2014

Andrea o i ricongiunti, Hugo Von Hofmannsthal

Andrea o i ricongiunti (Andreas oder die Vereinigten)

Hugo von Hofmannsthal

Adelphi (1970)

 

Hofmannsthal cominciò l’Andrea nel 1912 per non terminarlo mai. E tuttavia la si può a ragione definire un’opera conclusa che di questa sua incompiutezza si nutre intimamente, fin nel suo significato più profondo, come una sinfonia priva di conclusione. L’Andrea appartiene al genere letterario del Bildungsroman, del romanzo di formazione, che cresce -come in genere i romanzi appartenenti a questo genere-, sul tema centrale del viaggio. Il viaggio diviene qui simbolo e metafora del mutamento attraverso cui Andrea deve passare per poter definitivamente congedare l’accogliente mondo dell’infanzia ed approdare infine nel caotico e contraddittorio mondo dell’età adulta.

Il viaggio di Andrea comincia a Vienna per giungere a Venezia, la città delle maschere e del cambiamento:

"Le due metà di Andrea, l'una disgiunta dall'altra.- Il carattere di Andrea non è formato; bisogna che prima si ritrovi in quelle situazioni. La sua timidezza, il suo orgoglio, - tutto ancora da sperimentare.- Incertezza sui propri sentimenti, sempre troppo - troppo poco. Dubbio di avere realmente commesso l'uccisione del cane.
Andrea, sua tendenza dominante: coraggio, - quel coraggio che l'atmosfera di Venezia converte nella propria sostanza, coraggio nella notte di tempesta. Coraggio morale.
Causa del viaggio lo snobismo calcolatore del padre. [...]
Andrea va principalmente a Venezia (se va a cercare in fondo alle cose) perché lì la gente è sempre in maschera".

La separazione, la cesura, tra sensibile e razionale, tra emozione e ragione la cui origine Hofmannsthal colloca nell’infanzia di Andrea (che tuttavia rappresenta un’infanzia originaria, universale), deve dunque essere risanata perché la metamorfosi possa dirsi compiuta: ecco il compito di Andrea. E’ chiaro tuttavia, scorrendo le pagine di questo intensissimo -e complessissimo- libretto, che tale cesura non riguarda soltanto l’animo del nostro protagonista, ma ugualmente il mondo che lo circonda e che egli deve imparare ad abitare.

Le due dimensioni del problema richiamano alla mente del lettore -Hofmannsthal lo sa bene-, un confronto serrato con due dei più eminenti rappresentanti di questo genere letterario: da un lato Goethe, che risolve la fragile dicotomia attraverso l’equilibrio e la saggezza riuscendo per questa via a inserire, attraverso una mediazione, l’individuo nella società; e Novalis, che invece esprime un’emotività incline al notturno, al soprasensibile, all’irrazionale e che s’incarna in protagonisti prigionieri di sé ed esclusi dal mondo, incapaci di compromesso, di mediazione.

Il compito di Andrea è difficilissimo: la riconciliazione armonica ed unitaria degli opposti, qualsiasi sia il prezzo, per il conseguimento di una piena e matura consapevolezza di sé e di ciò che lo circonda. E' questa l’avventura della conoscenza che innanzitutto comporta l'educazione alla complessità.

Già nelle prime esperienze di Andrea emerge una constatazione: non sembra davvero possibile mettere a fuoco alcun tipo di schema, di regola, di norma che gli consenta questo tipo di sintesi. L’esito è allarmante: non pare obiettivamente esistere alcun tutto da ricostruire, alcuna unità da ricompattare cosicché il progetto formativo con cui Andrea aveva intrapreso il viaggio sembra concretizzarsi in un’impossibilità paralizzante.  Pare dunque che la soluzione di Goethe, la conciliazione equilibrata e moderata tra sensibilità e ragione, tra gli eccessi, debba farsi da parte per lasciare posto alla proposta di Novalis, dunque al ritiro in sé stessi.

Tuttavia Hofmannsthal avanza una proposta diversa: si fa strada tra le pagine, l’idea per cui non necessariamente la mancanza di una tale conciliazione, comporti il fallimento della mediazione e la rinuncia. La conoscenza del mondo, così come la conoscenza del proprio sé, sembra dirci Hofmannsthal, non può fondarsi, né servirsi, di un modello preformato, dato apriori, ma si costruisce al contrario quotidianamente, con l’esercizio dell’esperienza e nell'esperienza.

Il viaggio di Andrea, in ultima analisi, non svela dunque il segreto della conoscenza (di cui non ha nemmeno senso parlare), ma solo una difficile normalità. Non esiste alcuna armonia da ricostruire nè in sé stessi, né nel mondo: il viaggio è piuttosto uno stadio verso una sempre maggiore presa di coscienza che, tuttavia, non è mai compiuta. Andrea può solo mettersi in gioco, buttarsi nel mondo, viverci dentro... e poi fare un passo indietro per osservare le pietruzze che si dispongono, come in un caleidoscopio, in modo nuovo.



La recensione sul mio canale you tube, a questo indirizzo: Andrea o i ricongiunti, Hugo Von Hofmannsthal

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